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Scegliere il dominio: quando la strategia di branding influisce sul posizionamento online.

Scritto da:

Francesca Poles / CoFondatrice & SEO e Information Architect

17 Marzo 2022 / Ottimizzazione motori di ricerca

La scelta del dominio può sembrare un passaggio relativamente banale per un’azienda. In realtà è una decisione che può impattare sul posizionamento organico del sito nei motori di ricerca.

All’inizio di un percorso di consulenza, è frequente dover consigliare il cliente sul dominio o i domini da acquistare.

Può capitare che un cliente non possieda un dominio per il suo sito: perché l’azienda o il progetto sono nuovi, perché ha cambiato il naming, perché vuole lanciarsi in una nuova avventura.

La disponibilità del dominio è un aspetto cruciale da verificare di ogni nuovo progetto, quando un brand decide di essere presente online.

Avere un dominio è fondamentale per il posizionamento e la protezione del brand.

Come muoversi quindi per scegliere il dominio in ottica di ottimizzazione e brand protection?

Il primo step? Il naming!

Come scegliere il nome del dominio

Perché è importante considerare l’acquisto di un dominio già dalle primissime fasi di sviluppo di un progetto?

Intanto è bene dire che, nel 2021, il naming andrebbe individuato valutando già in fase di scelta se ci sono domini liberi: il web non è un canale trascurabile per alcun business!

Quindi, come scegliere il dominio per il proprio sito web? Facile direte! Il mio nome o il nome della mia azienda.

Vero, ma ci sono alcune cose da considerare.

In questi casi, prima di comprare, infatti, è bene tenere a mente non solo le regole tecniche, ma anche le proprie idee di business:

  • Il mercato è solo italiano o anche estero?
  • Il naming può essere “misspelled” (ovvero scritto male, capito male, sbagliato o frainteso)?
  • Ci sono aziende o prodotti con nomi simili?

Nel caso di un’azienda, è buona norma che il dominio coincida con il nome stesso dell’azienda, ma quando non è possibile, il dominio deve comunque rispecchiare la brand identity.

Anche il dominio infatti rientra tra gli strumenti strategici e deve essere coerente con il business aziendale.

Nel caso il dominio con il nome azienda non fosse libero, si può ricorrere a questi espedienti:

  • inserire nel dominio anche il tipo di attività. Ad esempio: bancamediolanum.it, taffofuneralservices.it, kikocosmetics.com
  • richiamare un valore o la vision aziendale. Ad esempio: linkabbastanzaostiledelloshopabbastanzasegreto.com, irisbio.com, globalgma.com
  • inserire prima o dopo il nome dell’azienda anche il nome del prodotto o servizio, come ad esempio: teamleadercrm.it, sellfapp.com
  • inserire prima o dopo il nome dell’azienda una call to action. Ad esempio: startinfinity.com, callmeonmycell.com, shopcider.com
  • inserire altri prefissi o suffissi o utilizzare gli articoli. Ad esempio: coca-colacompany.com, ferraritrento.it, lazzarionline.com

La soluzione dev’essere comunque chiara e deve rendere immediatamente riconoscibile agli utenti che quel dominio parla dell’azienda; non di meno, deve agevolarne le ricerche online.

Scegliere un dominio coerente con il business dell’azienda vale sia per il nome sia per l’estensione, ovvero ciò che viene dopo il punto.

Come scegliere l’estensione del dominio

Abbiamo visto quanto è importante il naming nella fase iniziale di un progetto.

Vero, ma con quale estensione?

Innanzitutto specifichiamo: l’estensione del dominio è la parte dopo il punto, ovvero .it, .com, .org, ecc.

Ci sono 3 tipi principali di estensioni: gTLD, ccTLD e sTLD. Come capire quale tipo di dominio fa al caso mio dunque?

L’estensione gTLD

  1. I gTLD (generic Top-Level Domain) sono estensioni generiche, come ad esempio .com, .net, .org, .info.Non essendo domini specifici, si posizionano efficacemente su tutte le #SERP.
    • .com è il più universale di tutti, quello con cui si va sul sicuro.
    • .org è invece più adatto a organizzazioni (va bene se la tua non è un’azienda, ma un’associazione per esempio).

L’estensione ccTLD

I ccTLD (country code Top-Level Domain) identificano una nazione o un territorio, come ad esempio .it per l’Italia, .es per la Spagna, .de per la Germania, ecc.

Sono quindi domini che identificano chiaramente la provenienza e la nazionalità, ma – attenzione! – anche il mercato di riferimento. Ne abbiamo già parlato nell’articolo sulla SEO on-site.

Scegliendo un .it Google vi colloca automaticamente in Italia, rendendovi però molto arduo scalare il posizionamento sulle SERP estere.

Dunque, se il vostro sito è multilingua e vendete all’estero o volete iniziare a farlo, l’estensione nazionale non fa per voi. Se vuoi approfondire ulteriormente l’argomento, puoi leggere il caso studio di una migrazione dal dominio locale .it al dominio internazionale .com.

L’estensione sTLD

Gli sTLD (sponsored Top-Level Domain) identificano un particolare settore o ambito, come ad esempio .travel, .school, .restaurant, ecc.

Questi domini sono quelli più nuovi e particolari: danno chiaramente informazioni sul vostro tipo di attività, permettono di fare giochi di parole e sono più creativi e innovativi.

Ma anche qui, attenzione al risvolto della medaglia: non a tutti è noto che esistono quindi, se azzardate troppo, potreste avere qualche difficoltà a far capire al vostro interlocutore che quello è l’indirizzo del vostro sito!

A scopo di brand protection, è utile registrare i domini del nostro brand con tutte le principali estensioni (almeno .it e .com) già nella fase iniziale, poi se ne sceglierà una principale su cui costruire il sito web.

Bonus: brand e domini VIP

Terminiamo con qualche curiosità.

Ci sono alcune grandi aziende che hanno ottenuto dalla IANA (Internet Assigned Numbers Authority) la possibilità di avere per estensione il proprio brand (ad esempio .maserati, .google, .playstation), ma – essendo marchi registrati – sono le uniche a poterle utilizzare.

La stessa Google ha realizzato il proprio blog sotto l’estensione .google.

Vicenda più complicata per Amazon, invece, che è riuscita ad aggiudicarsi l’omonimo TLD dopo una battaglia legale di 7 anni con gli Stati del Sud America.

Considerata l’importanza del dominio nella strategia di brand, non stupisce che le grandi aziende investano molte risorse in questo mercato e che alcune di esse posseggano migliaia di TLD.

Nella classifica delle multinazionali con più domini, al primo posto c’è la Unilever (1181), mentre la seconda classificata, la Nestlé, ne ha “solo” la metà (907). La prima europea è la Volkswagen (651).

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